E’ evidente a tutti: la crisi economica e occupazionale, con il solito breve ritardo, è arrivata drammaticamente in Casentino.
Ad aumentare il dramma c’è che questo avviene in una situazione generale di crisi a livello internazionale e nazionale. In tutta Italia assistiamo al dramma di operai che da mesi manifestano per un’ultima strenua difesa del loro posto di lavoro, giustamente rivendicando il diritto a lavorare, non a essere cassintegrati.
In Casentino la novità è il silenzio politico- istituzionale entro cui tutto avviene, la gestione burocratica delle diverse crisi aziendali, come se, una volta assicurata la cassa integrazione, le istituzioni avessero soddisfatto il loro ruolo.
Ma il compito della politica non è quello di fare gli esecutori testamentari o i curatori fallimentari, ma di progettare il futuro di un territorio, il suo sviluppo. La rassegnazione alla deriva di crisi, al declino, è una dimostrazione di impotenza, un venir meno ai propri compiti, un abbandonare incosciente la popolazione al proprio destino.
Siamo tutti consapevoli che la situazione è drammatica. Nessuno ha la bacchetta magica. Le imprese sono strozzate dalle banche (purtroppo diventate il vero potere che tiene in mano i nostri destini), di conseguenza gli imprenditori sono costretti a “ricattare” i propri dipendenti, per salvare il salvabile, i sindacati sono costretti a battaglie di sopravvivenza per cercare di limitare di danni.
Possibile che non ci sia una istituzione, che non ci siano forze politiche che sentano il dovere di tentare almeno di mettere attorno ad un tavolo tutti “color che ponno” (come direbbe Dante) per ricercare una via d’uscita dalla crisi, per riprogettare insieme il nostro sistema produttivo ed imprenditoriale?
E’ questo il tema che SEL ha voluto ed intende nuovamente affrontare. Il problema non è dare giudizi sulle singole crisi aziendali, ma acquisire la consapevolezza, da parte delle istituzioni, delle forze politiche, sindacali ed imprenditoriali del livello mai così diffuso della crisi nella realtà casentinese, dimostrato dalla serie sempre più numerosa di crisi aziendali che si sono succedute negli ultimi tempi e che stanno desertificando, dal punto di vista produttivo, la nostra vallata.
Noi ripetiamo che è inaccettabile il silenzio rassegnato e passivo di fronte a questa tragedia, i cui effetti peggiori dovremo ancora vederli. Pensiamo doveroso che le istituzioni, la politica nel suo insieme, le associazioni di categoria, i sindacati, debbano con un sforzo comune riprogettare un possibile sistema produttivo per il Casentino, compatibile con il nostro territorio, competitivo nel nuovo mercato nazionale e internazionale. Riteniamo anche inaccettabile che il peso delle situazioni venga lasciato sulle spalle del sindacato, delle singole RSU, (lasciate sole di fronte alle imprese in crisi, e ad esse va tutta la nostra solidarietà), il cui compito non può essere che quello limitato di contenere i danni, perché non a loro ma alla politica spetta programmare un territorio ed il suo sviluppo.
Chiediamo nuovamente alle istituzioni locali di uscire da questa silente passività. I comuni, tutti (che siano o no parte dell’Unione dei Comuni) devono fare fronte compatto, assumer in proprio un’iniziativa pubblica straordinaria, che coinvolga categorie, sindacati, forze politiche e sociali. Per questo ci rivolgiamo al Presidente dell’Unione dei Comuni ed al Sindaco di Bibbiena perché in modo unitario prendano a cuore questo problema
Ai Sindacati, ed in particolare alla CGIL, il sindacato più rappresentativo e che si è fatto maggiormente carico della gestione delle diverse crisi, chiediamo di partecipare attivamente portando un contributo di conoscenza della realtà
SEL, comunque, intende prendere una prima iniziativa in questa direzione proponendo la convocazione unitaria fra i vari comuni Casentinesi di un consiglio comunale aperto a Bibbiena, sollecitando tutti e in primo luogo chi ha responsabilità nei diversi livelli istituzionali ad uscire dal torpore e ad assumersi impegni precisi.
In un momento in cui sarebbe necessaria la massima solidarietà, la massima integrazione tra istituzioni, crediamo sarebbe un grosso errore se ogni comune si chiudesse nel proprio orticello, alla ricerca della propria sopravvivenza, magari utilizzando il territorio come bancomat per risanare i rispettivi bilanci, distruggendo così l’unica vera risorsa su cui potremmo puntare. Un impegno che proprio in questa fase particolare chiediamo anche alla Provincia: se “battesse un colpo”, forse sarebbe il modo migliore per convincere i cittadini della necessità della sua sopravvivenza.
Sinistra ecologia Libertà Coordinamento Casentino