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In piazza per l’acqua pubblica

Il 22 settembre 2012, alle ore 10.00, ad Arezzo si torna a chiedere il rispetto dell’esito del referendum per l’acqua pubblica. Affinché la politica e le istituzioni si attivino per:
1 ) Rispettare la chiara volontà dei cittadini che è quella di ripubblicizzare il servizio idrico aretino; a questo proposito occorre che ai membri di parte pubblica del consiglio di amministrazione di Nuove Acque venga dato il chiaro e pubblico mandato vincolante di ripubblicizzare il servizio idrico aretino. Naturalmente le figure nominate nel consiglio di amministrazione di Nuove Acque devono essere di provata competenza e con un curriculum coerente con il mandato affidato.

2 ) Cancellare gli emolumenti ai componenti del CDA prevedendo solo un gettone di presenza; attualmente il Presidente Ricci percepisce un’indennità annua di 32.536 € a cui va sommato un gettone di presenza di 155 € a volta;

3 ) Iniziare a mettere in pratica la partecipazione diretta dei cittadini nelle decisioni del bene comune acqua.

4 ) Cancellare la remunerazione del capitale investito (profitto) così come sancito dal referendum del giugno 2011; questa componente è pari al 13,82% della bolletta e viene illegittimamente pretesa da Nuove Acque.

5 ) Aprire un contenzioso con il soggetto privato per il palese illegittimo ingresso di Acea all’interno di Nuove Acque. Ciò permetterà di ripubblicizzare il servizio idrico aretino senza costi a carico dei cittadini ed anzi richiedendo il risarcimento danni ai soggetti privati per violazione delle condizioni contrattuali.

6 ) Cancellare la quota fissa del servizio idrico aretino; essa è illegittima così come sancito anche dal Ministero dell’Ambiente e determina, per la durata della concessione, un extra-ricavo per il gestore di 180 milioni di euro. Si ricorda che ad Arezzo viene applicata la quota fissa più alta in assoluto in Italia; infatti Nuove Acque incassa 12,3 ml di € da quota fissa sul totale dei 45,4 ml di € della gestione 2012.

7 ) cancellare le inutili prestazioni accessorie (1,3 milioni di euro l’anno) che gli utenti del servizio idrico sono chiamati a pagare con le bollette al soggetto privato di Nuove Acque.

8 ) far realizzare i depuratori solo quando Nuove Acque è in grado di garantire l’allaccio effettivo delle fognature esistenti; altrimenti avremo delle inutili cattedrali buone solo per le inaugurazioni e le statistiche ma non per migliorare la qualità ambientale.

9 ) Fare in modo che i costi degli allacciamenti a carico degli utenti siano in linea con i costi effettivamente sostenuti da Nuove Acque; appare ingiustificato che la società lucri anche sugli allacciamenti predisponendo preventivi, a volte, anche di decine di migliaia di euro.

10 ) Fare in modo che ci sia l’assoggettamento a canone di depurazione solo dal momento in cui i cittadini sono effettivamente allacciati al depuratore e non da quando il depuratore viene pensato da Nuove Acque.

11 ) Garantire il rimborso automatico del canone di depurazione agli aventi diritto indipendentemente dalla presentazione della domanda e per una durata di 10 anni così come sancito dal giudice di pace.

12 ) Eliminare gli utili di esercizio dal bilancio di Nuove Acque; i soldi delle bollette dei cittadini devono servire solo per coprire i costi del servizio e non per garantire profitti: i bilanci di Nuove Acque si devono chiudere in pareggio.

13 ) Cancellare l’aumento automatico del 6,5% annuo delle tariffe del servizio idrico; in un contesto come quello attuale di grave crisi economica appare fuori da ogni realtà e da ogni buon senso la regola dell’aumento del 6,5% annuo delle tariffe.

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