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sabato, 14 Dicembre 2024

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La realtà della GPA

di Gemma Bui – Il 24 Marzo scorso la Commissione Giustizia della Camera ha iniziato a esaminare la Proposta di Legge presentata da Fratelli d’Italia per l’introduzione del “reato universale” di GPA (Gestazione per Altri, una forma di procreazione assistita che prevede che la gravidanza sia portata avanti da una persona per conto di altri, n.d.r.). In questo modo la GPA verrebbe considerata reato in Italia, anche se effettuata all’estero. Ad oggi la disciplina della GPA (commerciale) è contenuta nella Legge n.40/2004 sulla Fecondazione Assistita, che all’Art.12, Comma 6 prevede «per chiunque, in qualsiasi forma, [la] realizzi, organizzi o pubblicizzi, la reclusione da 3 mesi a 2 anni e una multa da €600.000 fino a €1.000.000», mentre la GPA altruistica rimane consentita se effettuata in determinati Paesi esteri. In questo scenario si innesta anche la Proposta di Legge dell’Associazione Luca Coscioni che, attraverso un iter parlamentare iniziato nel 2015 e culminato con un’ultima versione della Legge nel 2019, si sta battendo affinché la “Gravidanza Solidale per Altri” diventi Legge in Italia.

Abbiamo contattato Cristiano, referente per la Toscana dell’Associazione Famiglie Arcobaleno, che insieme al marito ha fatto ricorso alla GPA in Canada. Grazie a questa procedura è nato loro figlio, Tommaso.

Innanzitutto vorrei chiederti di raccontarci la tua personale esperienza con la GPA. A chi vi siete rivolti per la procedura, e come si è svolta, anche dal punto di vista medico? «Massimiliano e io siamo una coppia da 16 anni. Abbiamo iniziato ad accarezzare l’idea di poter diventare genitori circa 4/5 anni fa; la prima cosa che abbiamo fatto è stata iscriverci a Famiglie Arcobaleno. Quando ci siamo resi conto che oggettivamente quelle famiglie erano come le altre, con gli stessi identici problemi e dinamiche, abbiamo intrapreso il percorso. Gli unici due Paesi che ammettono per le coppie omosessuali straniere la procedura di GPA sono USA e Canada; noi ci siamo rivolti al Canada perché rispecchiava meglio la nostra idea di GPA altruistica, con la gestante che sceglie in definitiva la coppia da aiutare. Abbiamo impiegato quasi 10 mesi per essere scelti, non è stata una cosa così immediata; la GPA si basa innanzitutto sulla costruzione di un rapporto di fiducia forte. Anche noi purtroppo nel 2020 abbiamo subito la Pandemia: siamo dovuti rimanere fermi per più di un anno, che abbiamo deciso di impiegare per conoscere meglio la nostra gestante e suo marito. Sono passati quasi 3 anni dal momento in cui abbiamo cominciato il percorso all’inizio della gravidanza; poi ovviamente ci sono stati i 9 mesi di gestazione. Questo lo dico sempre a chi parla di “utero in affitto”: magari fosse così semplice.

Vorrei sottolineare che solo il 15% dei ricorsi alla GPA nel Mondo riguarda le coppie omosessuali, mentre l’85% quelle eterosessuali. Una famiglia eterosessuale, monogenitoriale o adottante ipoteticamente potrebbe anche non dire mai come è venuto al mondo il proprio figlio; per noi questa non è assolutamente un’opzione: ovviamente non è una critica agli altri, ma è chiaro che noi o dobbiamo adottare (e in Italia non è comunque al momento una strada percorribile) o fare ricorso alla GPA. Anche questo è un argomento di strumentalizzazione, ma credo che se non si è d’accordo con la GPA, si possa comunque decidere di non farla. Ciò che mi fa arrabbiare è che in Italia abbiamo creato, per esempio, le unioni civili perché per principio non si voleva concedere il matrimonio egualitario; con la GPA succede lo stesso. Del resto abbiamo un Ministero “per la Famiglia”, non “per le Famiglie”: questo ci fa capire come la Famiglia dalla Destra venga intesa come una e una sola, intoccabile e composta da madre e padre. Credo che stia davvero venendo meno il diritto all’autodeterminazione, si stanno facendo veri e propri passi indietro. Dal punto di vista medico, la GPA funziona come una PMA (Procreazione Medicalmente Assistita, l’insieme di tecniche di ausilio alla procreazione, siano esse chirurgiche, ormonali, farmacologiche o di altro tipo, n.d.r.) noi abbiamo ricevuto gli ovuli da una donatrice, che abbiamo fecondato con gli spermatozoi di entrambi. Gli embrioni vengono poi congelati nell’attesa di trovare una gestante, c’è una preparazione e poi avviene l’impianto, con inseminazione intrauterina. Si tratta di procedure costose, essendo la Sanità canadese privata. Molte persone sottovalutano l’importanza di un Servizio Sanitario come quello italiano, che permette alle coppie eterosessuali di accedere alle stesse procedure gratuitamente. Anche il congedo di maternità è stato a nostro carico; di certo non abbiamo ricoperto d’oro la nostra gestante: la narrazione invece spesso è quella secondo la quale la donna lucri o si arricchisca con la GPA».

Qual è stato l’iter legislativo e burocratico che avete dovuto affrontare per il riconoscimento? «Per le coppie di padri, si tratta di trascrivere in Italia un atto di nascita estero. Tommaso ha doppia cittadinanza, essendo nato in Canada come figlio di genitori italiani, entrambi risultanti sull’atto di nascita. Per le coppie di mamme invece la PMA avviene all’estero, la nascita in Italia: si tratta quindi di fare l’iscrizione, che qualsiasi coppia fa quando nasce un bambino, nel giro di 5 minuti. A noi sono serviti 70 giorni. Perché una simile disparità di tempo? È necessario che i Comuni trascrivano anche per far avere ai nostri figli, banalmente, una Tessera Sanitaria, cure pediatriche, o una Carta d’Identità. I Sindaci hanno veramente fatto il minimo indispensabile, e il paradosso è che non hanno commesso nessun tipo di reato: uno dei tantissimi vuoti normativi che purtroppo ci sono in Italia. Ovviamente mi ha fatto piacere che ci siano venuti incontro, ma avrei preferito una Legge dello Stato che mi tutelasse».

Qual è il tuo parere sulla Proposta di Legge del Governo Meloni sul “reato universale di GPA”, e anche sulla recente prassi di alcune Procure italiane di non riconoscere più i figli di coppie omogenitoriali? «Si vuole rendere reato universale la GPA, quasi paragonandola a un genocidio. In USA e Canada la GPA è regolamentata da almeno 35 anni, è una realtà molto seria, dove tutti sono tutelati: sia la donna gestante, che i genitori intenzionali. Spesso viene criticato anche il fatto che ci sia un accordo: ma esso è imprescindibile, si deve sapere sempre con certezza cosa bisogna fare in ogni circostanza; una maternità è un impegno serio, sia fisico che psicologico, per cui c’è bisogno di supporto e di consenso informato. Tornando alla domanda, in generale io credo che si voglia colpire l’omogenitorialità. Nelle Sentenze di Corte Costituzionale e di Cassazione, spesso strumentalizzate da chi è contrario alla GPA, è vero che la strada indicata è quella della stepchild adoption (la possibilità per il genitore non biologico di adottare il figlio, naturale o adottivo, del partner; consentita in Italia alle coppie eterosessuali, e compresa nella Legge n.76/2016 (cd. Cirinnà), è attualmente oggetto di dibattito giurisprudenziale per quanto riguarda le coppie omogenitoriali, n.d.r.); ma in esse viene riconosciuta anche l’esistenza di un vuoto normativo che deve essere colmato. In una coppia eterosessuale, anche nel caso di una PMA eterologa dove entrambi i gameti sono frutto di una donazione esterna, il padre diventa tale al momento della nascita. Torniamo quindi al discorso per cui noi abbiamo sì dei diritti nei confronti dei nostri figli, ma anche dei doveri. Tu decidi di creare una famiglia, magari poi ti separi, e uno dei due genitori legalmente non è niente per quel bambino. Perché questo discrimine con le coppie eterosessuali? La trovo una disparità di trattamento priva di elementi fondanti».

Ciò che dici trova conferma anche nei dati che citavamo sopra: l’85% dei ricorsi a GPA proviene da coppie eterosessuali; ciononostante un certo tipo di narrazione politica e mediatica oggi la fa apparire come appannaggio esclusivo delle coppie omosessuali. «Vorrei aggiungere che c’è stata una battaglia del Ministro Roccella per revocare la stepchild adoption; adesso la sento dire che dovrei “accontentarmi” di essa. Lo stesso vale per unioni civili e matrimonio egualitario: ci viene sempre dato un corrispettivo, che però non è mai un equivalente. Penso di poter parlare a nome di tutta la comunità LGBTQI+ quando dico che tutto quello che abbiamo ottenuto negli anni è sempre stato al ribasso. In quasi nessun Paese europeo c’è un attacco feroce come quello che avviene in Italia, e mi chiedo come sia possibile che un certo tipo di “Politica” riesca a parlare a qualcuno. Sicuramente anche la presenza del Vaticano ha un suo peso, come quello dei partiti di Sinistra che negli anni non hanno mai dimostrato sufficiente coraggio al momento opportuno».

Come opera al riguardo l’Associazione Famiglie Arcobaleno? «L’Associazione nasce nel Marzo del 2005 con l’intento di ottenere dei diritti per i nostri figli e dei doveri per i genitori, tramite una Legge che ci consenta di essere famiglie a tutti gli effetti. Noi cerchiamo di partecipare a tutti i tavoli disponibili: quelli comunali, degli asili o delle scuole. C’è poi anche la lotta politica, in questo momento predominante, dato che siamo sotto attacco. Solo qualche giorno fa è uscita la notizia di 33 famiglie che dall’oggi al domani si sono viste cancellare uno dei due genitori (quello non biologico) d’ufficio, con conseguente decadimento anche di metà dell’apparato familiare. Tra qualche anno avremo tantissimi figli nati da coppie di padri o madri in età adolescenziale, che inizieranno a capire il disagio e il male che hanno sentito intorno. Voglio quindi chiedere alla Destra: siete sicuri che la strada che avete percorso sia stata quella giusta? La soluzione in ogni circostanza a mio parere sta nella regolamentazione: è quando tu non regoli che crei situazioni di chiaroscuro. Questo credo debba essere l’atto di coraggio di qualsiasi Governo».

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