di Elisa Fioriti – Un’occhiata all’opera di pittura in corso sul muretto del parcheggio comunale davanti al Circolo Arci e… presi! Presi sarete anche voi dall’attacco d’arte e creatività che sta animando Ortignano Raggiolo. Ne parleremo con la fautrice Licia Baldini, che attraverso la sua arte very friendly, amica della natura, mira a promuovere e valorizzare il territorio casentinese.
Il murale di Ortignano Raggiolo: uno dei tanti progetti che porta avanti? «Esatto, per ridare vitalità a questa zona del paese. Il murale rappresenta simbolicamente il ciclo delle stagioni: dai caldi colori autunnali di una faggeta incantata passiamo al verdeggiante panorama del Pratomagno, con la croce e le pale eoliche di Secchieta a evocare un futuro green, sostenibile, per poi immergersi nel prato di fiori, dove l’arte sboccia e cresce rigogliosa nelle sue mille declinazioni. La mia idea, infatti, sarebbe di arricchire la parte dipinta del murale decorandola con figure tridimensionali: ho pensato a sagome di persone che fanno sport e altre attività all’aria aperta nella stagione estiva, oppure a farfalle create con lattine colorate per la primavera, a papaveri fatti con tappi rossi… Perché i vari elementi da applicare, in linea con il messaggio ecologista dell’opera, una celebrazione dell’equilibrio uomo-ambiente, andranno realizzati con materiali di recupero e riciclo, sperimentando una commistione di arti e tecniche! Spazio quindi alla fantasia, all’estro di chiunque abbia interesse a partecipare: il murale sarà un lavoro collettivo, nato dalla collettività per la collettività».
Stessa filosofia che abbraccia l’iniziativa “Puliamo il Casentino”? «Sì. Queste diventano tutte occasioni per creare aggregazione, stare insieme e divertirsi, facendo qualcosa di utile per l’ambiente e per noi che ci abitiamo. Con i volontari di “Puliamo il Casentino”, in entrambe le uscite organizzate l’aprile dello scorso anno, una tra Pratovecchio e Porrena e l’altra tra Bibbiena e Ortignano, abbiamo raccolto in 5 chilometri di strada ben 60 sacchi di rifiuti, di quelli condominiali da 110 litri ciascuno! Organizzando altre giornate di ripulitura di strade e sentieri, potremmo coinvolgere il gruppo, sempre pronto ad accogliere volontari, pure nella realizzazione del murale».
Il laboratorio che sta strutturando a Ortignano Raggiolo era giusto lo spazio che occorreva per riunire le sue tante idee… «Lo sognavo da tempo, un po’ come la maggior parte degli artisti credo: avere un atelier dove esprimermi appieno artisticamente, un laboratorio dove cimentarmi in ciò che mi appassiona, una fucina d’idee, stimolante, un luogo non chiuso e stretto fra le sue mura, ma aperto all’altro, accogliente, un luogo versatile, capace di unire arti e persone, per condividere saperi, esperienze, momenti. Ecco perché nel laboratorio, che, caso vuole, si trova in prossimità del murale, di fronte al bar del Circolo Arci, c’è una zona dedicata alla pittura, alla scultura e all’artigianato, una zona per la musica, una zona per la lettura, una sala cinema, una postazione grafica tecnologicamente attrezzata per elaborare fotografie, immagini, testi… L’arredamento? Per lo più mobili e oggetti recuperati o riutilizzati, profittando dello sgombro di soffitte e cantine. Tipo la batteria che un amico intendeva gettare: adesso fa compagnia alla mia tastiera. E il mobile, altissimo, di un’amica di mia madre: tagliandolo per adattarlo alla stanza, mi ha permesso di ricavare una serie di mensole. Mentre la scrivania con su il computer l’ho realizzata montando un paio di cavalletti, le cosiddette “caprette”, a un pannello di truciolato trovato qui. Di sicuro, poi, prenderò dieci, dodici di quelle poltroncine che il Teatro Sole di Bibbiena svende: perfette per la sala cinema, già dotata di proiettore e casse, quattro in totale; due sono di mio padre, che mi ha ceduto anche una selezione di vinili e uno stereo Pioneer degli anni ’80 dove poterceli ascoltare. Ho persino alcune macchine da cucire: in generale, mi piacerebbe allestire nel laboratorio corsi d’arte e d’artigianato, avendo io studiato all’Istituto d’arte di Arezzo, indirizzo moda e costume».
Il talento che ha lo rivelano subito le opere che ornano le pareti del laboratorio, come questi quadri di carta… «Carta riciclata, sminuzzata, impastata con acqua, per creare una mistura biancastra che adagio su cartoncini bruni o neri, a effetto contrasto, disegnandovi le figure. Ultimamente mi lascio ispirare dal mondo della scultura, un’arte che avevo ancora praticato poco, sia a scuola sia da autodidatta, salvo la modellazione della creta. I quadri di carta che vediamo rileggono le sculture dei grandi maestri: il David del nostro conterraneo Michelangelo Buonarroti, Amore e Psiche, Adone e Venere, Venere italica di Antonio Canova… Parto dalle fotografie delle sculture: mi soffermo sui particolari, su certe inquadrature. Il soggetto del quadro verrà riscostruito e distinto dal cervello nella sua globalità, osservandolo a distanza; troppo da vicino, l’immagine potrebbe risultare confusa. I miei lavori precedenti, invece, ritraevano angoli di natura, in un continuo sperimentare di tecniche e materiali: adoro variare i tipi di carta, aggiungere ai quadri materiali organici e inorganici, tipo foglie, segatura, trucioli, spago, polveri di caffè, spezie… Delle volte si sviluppano reazioni chimiche che creano nel quadro colorazioni e sfumature straordinarie, uniche, irripetibili: la natura opera, agisce nella mia arte, oltre a esserne soggetto e ispirazione. Alcuni effetti, poi, intagli, incisioni e scalfitture, li ottengo con strumenti specifici, ad esempio il pirografo per il legno, o con pigne, sassi, gocce d’acqua, impronte di animali. Mentre per i “quadri magici” del mio Bed & Breakfast “La Casa d’Artista”, a Ortignano Raggiolo, ho usato una vernice fosforescente, con pigmenti che assorbono la luce e la riflettono al buio, svelando creature e paesaggi misteriosi».
Cosa stimola la sua capacità creativa? «Spesso la lettura. Nel laboratorio ho una libreria fornita di volumi e testi non propriamente commerciali, scovati qua e là nei mercatini dell’usato. Fra tutti, vi cito “Cortecce. Viaggio nell’intimità degli alberi del mondo” e “Cortecce. Galleria d’arte a cielo aperto” del celebre fotografo botanico e paesaggista Cédric Pollet: pagina dopo pagina, i due volumi mostrano l’incredibile varietà di forme e colori che esiste in natura. E dal microcosmo di Cortecce entriamo nel macrocosmo del libro La Terra vista dal cielo del fotografo francese Yann Arthus-Bertrand, che accende i riflettori sui temi ambientali d’attualità. La fotografia, del resto, è la mia ulteriore passione, che coltivo insieme ai viaggi… Ora sono ufficialmente consulente di viaggio per l’agenzia CartOrange, che offre servizi personalizzati di consulenza, senza costi aggiuntivi. Artista e avventuriera, dunque, alla ricerca della bellezza, delle emozioni: le due anime convivono in me, distinte ma compenetranti».
E riesce sempre a coniugarle bene? «Un nuovo progetto che ho in mente (ne ho fatto menzione al sindaco di Ortignano) mi consentirà di farlo…».
Di che si tratta? «Vorrei promuovere il turismo in Casentino in chiave sostenibile. Illuminante l’esperienza del campo di volontariato che ho fatto nel 2017 al Bosco di San Francesco di Assisi con il FAI – Fondo Ambiente Italiano: io e gli altri volontari ci occupavamo della valorizzazione del patrimonio boschivo e dell’accoglienza dei turisti. Ma perché non riproporre qua da noi un’esperienza simile, all’insegna di arte e natura? Magari collegando corsi d’arte, da allestire presso il laboratorio d’Ortignano Raggiolo, con attività nel verde delle foreste casentinesi, alla scoperta di quanto di bello ha da offrire la vallata!»
Pensa a percorsi strutturati che valorizzino i siti di maggior interesse? «Sì. In tal senso ci si potrebbe avvalere dei nuovi canali social: conoscete il Geocaching? Si tratta di una caccia al tesoro a livello mondiale: i partecipanti, detti “geocacher”, installata l’applicazione e registrati al sito, usano un ricevitore GPS per nascondere o trovare oggetti-contenitore di vario tipo, detti “geocache”. I geocache custodiscono un libretto, su cui il geocacher lascia un segno del suo passaggio (una firma, un commento); a volte contengono regalini da prendere barattandoli con un altro. Di solito i geocache vengono dislocati in posti con una storia da raccontare, posti d’interesse, non sempre noti, nemmeno alle persone della zona: perciò il Geocaching si rivela un modo efficace e divertente per riscoprire luoghi, condividendo online l’impresa. A Ortignano Raggiolo, ad esempio, potremmo associare un geocache al murale, per portare le persone a conoscerlo…».
Quante prospettive! «Io già sono in contatto con associazioni di volontariato con le quali intraprendere una collaborazione: restano da definire le modalità d’accoglienza dei volontari che parteciperanno ai campi, da ospitare nelle strutture locali o secondo formule alternative, dal gemellaggio all’albergo diffuso. Certo è che le opportunità insite nel territorio non mancano: confrontandomi con le realtà di queste associazioni, ne ho percepito l’entusiasmo di visitare Ortignano e il resto del Casentino. Ora tocca a noi».
(tratto da CASENTINO2000 | n. 294 | Maggio 2018)