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mercoledì, 9 Ottobre 2024

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Se ci metti il Cuore…

di Melissa Frulloni – La strada da percorrere per arrivare alla Fattoria Cuore Verde, a Castel Focognano, è una bella salita, a tratti sterrata, ma con un po’ di pazienza e un’andatura lenta ci si arriva con facilità. Questa strada potrebbe essere la metafora perfetta del grandissimo lavoro che, in questo podere, hanno fatto Emanuele Tellini e Denise Giannelli (insieme alle loro piccole Sofia e Tosca). Il terreno di quella che oggi è la Fattoria Cuore Verde e la bellissima casa colonica che dall’alto domina una vista mozzafiato e, più in basso il laghetto, era infatti scomparsa nella macchia e nel 2000, quando Emanuele e Denise l’hanno acquistata, non era altro che un rudere che sbucava a tratti dal bosco. Da lì è iniziato tutto il loro lavoro per riportare la casa e il suo terreno alla luce, con l’ambizione e il sogno di poter realizzare proprio su quella terra un sistema agricolo biodinamico che prevedesse non solo la coltivazione di ortaggi e legumi, ma in particolare quella di erbe aromatiche e officinali. Oggi ce ne sono circa 5000 su questi campi, lavorati con sapienza e amore dalle mani di Emanuele e Denise nel pieno rispetto della natura.
Il motivo che ci ha spinto a venire fino alla Fattoria è stato, paradossalmente un diserbante, ormai molto famoso e ampliamente usato anche in Casentino, il glifosate. Ad oggi è l’erbicida più venduto, anche se è stato dichiarato dall’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) “probabilmente cancerogeno” per uomo e animali. La nostra idea di partenza era quella di cercare di capire se ci sono delle tecniche alternative al glifosate. In realtà, alla Fattoria Cuore Verde abbiamo scoperto molto di più e siamo entrati a contatto con un mondo, quello della biodinamica, che forse alcuni di voi conosceranno, ma che resta ancora sconosciuto ai più. Il glifosate quindi è stato solo il pretesto per iniziare una chiacchierata che ci ha portato alla scoperta di qualcosa di rivoluzionario, che si rifà all’agricoltura di un tempo e che Emanuele cerca di applicare nel modo più preciso possibile.
Tutto parte dagli insegnamenti del filosofo Rudolf Steiner del 1924, che teorizzava che l’organismo agricolo perfetto deve essere più chiuso possibile in se stesso; infatti un organismo che introduce qualcosa dall’esterno è un organismo malato. È da questa sua massima che prende avvio tutta la biodinamica.
“Quella di Steiner forse era un’utopia ma è anche il primo grande principio sul quale occorre basarsi per iniziare a intraprendere un percorso biodinamico.” Ci spiega Emanuele.
“Il tuo organismo agricolo ha un determinato equilibrio dato dalle piante, gli animali, gli insetti, tutto ciò che ci vive, se tu introduci un elemento esterno, che è fuori da questo organismo, proveniente ovviamente da un altro, tu alteri l’equilibrio del tuo organismo. È per questo che noi usiamo esclusivamente il letame dei nostri animali e anche i semi delle nostre piante, perché ormai conoscono questa terra, sono abituati al suo clima e sanno adattarsi anno dopo anno alle situazioni che in questo luogo vivono. Contribuiscono a questo equilibrio anche i parassiti, le infestanti, le lumache che ti mangiano l’insalata, perché se sono entrate nel tuo organismo agricolo significa che lui ne ha bisogno, che la loro presenza nutrirà altri animali o il terreno stesso e quel nutrimento tornerà in un circolo vizioso a te, al tuo organismo agricolo. La natura non è stupida e se fa qualcosa non lo fa a caso, ma sempre per un motivo ben preciso. Un diserbante è un po’ come un antibiotico per il nostro corpo, lui azzera tutto, batteri buoni e batteri cattivi e fa tabula rasa… Così anche in agricoltura, l’eliminazione di tutto non può essere una cosa positiva, se ne hai bisogno significa che il tuo equilibrio è debole e che il tuo organismo agricolo non sta bene, gli manca qualcosa, significa che hai sbagliato qualcosa e l’errore non sta nel parassita che si manifesta, ma nel terreno che non hai trattato come dovevi. ”
Emanuele ci spiega che la biodinamica nasce in risposta all’agrochimica e al “mantra” della monocoltura che vuole, appunto, la presenza di un’unica coltura nei nostri terreni: “Credo che questo sia il male più grade! Se coltivo solo patate e nel terreno nascono delle infestanti, devo assolutamente eliminarle, perché sono altro rispetto alla coltivazione che voglio portare avanti. L’agrochimica per questo da risposte certe ai coltivatori; se vuoi eliminare le infestanti compra questo prodotto e le eliminerai, se vuoi un terreno più forte dai questo diserbante oppure utilizza il glifosate… Io invece credo che non sia questo il modo giusto di comportarsi con la natura e gli esseri che la abitano; seguendo i principi della biodinamica non solo capisci che usare un diserbante è ovviamente nocivo sia per te che per il tuo terreno, ma riesci anche a vedere nell’infestante un elemento importante per il tuo organismo agricolo, un tassello che aiuterà a raggiungere quell’equilibrio che teorizzava Steiner. Dobbiamo riabituare il nostro occhio al fatto che un terreno nudo, spoglio, non è bello, le infestanti contribuiscono a ombreggiarlo la terra dal caldo sole estivo e hanno dei benefici sulla coltivazione. Un tempo quando i nostri nonni campavano solo con l’agricoltura, non si sarebbero mai sognati di coltivare un unico prodotto ed erano abituati a sfruttare ogni singolo centimetro di terra… Pensa che sotto agli ulivi ci piantavano le cipolle!”
La biodinamica è qualcosa di molto complesso, non una scienza esatta, ma un metodo ben preciso di coltivazione al quale non ci si può improvvisare, ma bisogna essere ben preparati e aver studiato tutte le sue regole. È per questo che a differenza dell’agrochimica, la biodinamica non ti da un prodotto, come può essere il glifosate, che risolve immediatamente il tuo problema, piuttosto in modo lento, ragionato e preciso, cerca di invertire le tendenze, farti ripensare al fatto che forse, quello che per te è un problema, in realtà non lo è… In una vera e propria rivoluzione che, come tiene a precisare Emanuele, non inventa nulla di nuovo, ma anzi riprende con forza le tecniche e i concetti del passato, quelli che da padre in figlio si tramandavano per coltivare al meglio la terra che avrebbe fatto campare tutta la famiglia.
Stando con Emanuele e Denise capiamo che la biodinamica non è solo un metodo agricolo, ma uno stile di vita e dalla devozione con cui questa famiglia tratta il terreno, le piante e gli animali, potremmo dire che è quasi una religione, un qualcosa a cui credi fermamente e che se applicato davvero potrebbe rivoluzionare il nostro modo di mangiare e anche di pensare.

Emanuele è entrato anche in contatto con il dottor Berrino, di cui molti di voi avranno sentito parlare; medico, epidemiologo, già direttore del Dipartimento di Medicina Preventiva e Predittiva dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, che ha dato vita all’Associazione “La Grande Via” la cui sede è proprio qui, in Casentino, alla Fattoria della Mausolea a Soci. Quello su cui si basa l’Associazione è molto semplice: meditazione, buona alimentazione e sano esercizio fisico, sono la ricetta per poter vivere a lungo e in salute. E anche Emanuele concorda con il dottor Berrino sul fatto che la “medicina alimentare” possa davvero aiutarci a vivere bene, a prevenire molte malattie e, in alcuni casi a curarci.
“Ogni volta che andiamo a fare la spesa votiamo, scegliamo, e possiamo fare davvero la differenza, rovesciare il sistema, decidendo cosa comprare e quindi cosa mangiare. C’è differenza tra saziarsi e nutrirsi. Se vuoi essere sazio puoi andare anche al McDonald, ma se vuoi nutrirti e prendere dal cibo tutto quello che ti serve per vivere bene, allora devi mangiare altro. È questo poi che sta alla base anche della filosofia del dottor Berrino.” Continua Emanuele.
La Fattoria Cuore Verde ha ottenuto la certificazione Demeter per la biodinamica, Emanuele e Denise sono gli unici ad averla ottenuta in Casentino, mentre in provincia di Arezzo la possiedono solo in quattro. Questo ente è l’unico certificatore di una corretta applicazione del metodo biodinamico di agricoltura. Con controllori che passano ore ed ore sul campo ad analizzare il terreno e lo strato di humus, cioè di vitalità della terra.

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Alla Fattoria si coltivano prevalentemente erbe officinali che servono sia per preparare tisane e spezie, sia per la distillazione degli oli essenziali, destinati al settore della cosmesi. E poi ortaggi e legumi, tutto con metodo biodinamico.
“Gli animali che vedi non sono a reddito, non li vediamo, ci servono solo per il nostro organismo agricolo, per creare quell’equilibrio di cui ti parlavo. È il loro letame che uso per i miei campi, devo lavorarlo con un metodo biodinamico per trasformarlo in un preparato da utilizzare sul terreno. In biodinamica viene usato il letame di capra, pecora o meglio ancora di mucca perché questi animali, quando ruminano compiono un atto meditativo. L’atto di ruminare concentra forze cosmiche ed equilibri sottili che poi si ritrovano anche nel letame e vanno a dare una grande forza e il tanto ricercato equilibrio al terreno.
Il letame viene messo in un corno e poi sotto terra per 6 mesi. In questo tempo nel letame vanno batteri, lombrichi e quando lo estrai è pieno di uova che una volta dinamizzate, vengono poi ridistribuite sul terreno per vivificarlo.
Inoltre, Steiner diceva che l’organismo agricolo non è una capsula isolata ma è legato a tutto il cosmo, a tutto ciò che ci circonda. È per questo che tra i nostri metodi agricoli biodinamici c’è anche il calendario di Maria Thun che, dopo le conferenze di Steiner, sviluppò degli studi sul cosmo e sulla sua influenza sulle coltivazioni. Il suo calendario infatti divide i giorni e i mesi in base alle congiunzioni astrali e alle fasi lunari per permettere all’agricoltore di lavorare la terra secondo gli influssi benefici dei pianeti e delle stelle.” Il calendario biodinamico è legato alle quattro parti delle piante: fiori, frutti, radici e foglie e in base alle fasi lunari dice quando lavorare il terreno e come lavorarlo, se seminare, se raccogliere…
Come avrete capito la biodinamica è davvero un mondo da scoprire, fatto di tante regole e precise indicazioni da seguire. Non possiamo, come in agrochimica, prendere un preparato, anche se biodinamico e usarlo nel nostro orto o sul nostro terreno, ad esempio, al posto del glifosate; certamente sarebbe qualcosa di non dannoso, anzi aiuterebbe a migliorare la nostra terra, ma tornando all’equilibrio di Steiner, quel preparato sarebbe sempre qualcosa di esterno al nostro organismo agricolo e utilizzarlo non ci conferirebbe il merito di aver dato vita ad un’agricoltura biodinamica.
Però anche se non c’è una risposta univoca e rapida ai problemi che gli agricoltori possono incontrare sul loro cammino, ci sono diversi metodi, antichi, naturali, consigliati in biodinamica e portati avanti anche da numero aziende che lavorano secondo questi principi che potreste provare ad applicare anche voi, sul vostro terreno.
Stiamo parlando, ad esempio della falsa semina, che permette all’ortaggio di crescere un po’ di più dell’infestante e all’infestante di rimanere sul terreno per ombreggiarlo.
Oppure del sovescio, molto usato anche da Emanuele che permette di vivificare il terreno e far aumentare lo strato di humus. O ancora l’utilizzo dei dissuasori.
“Quando c’è un infestante viene preso il seme e bruciato, le ceneri vengono dinamizzate e distribuite su tutto il terreno in base al calendario Thun. L’odore estremo della morte funge quindi da dissuasore per le infestanti che non dovrebbero ricomparire sul terreno.”

Con la biodinamica le piante diventano “intelligenti”, o meglio, non stordite da pesticidi o diserbanti sanno riconoscere cosa mangiare, quando bere solo acqua, quando nutrirsi di sali. Pensate che alcune foto aeree scattate dopo il disastro di Chernobyl, hanno mostrato campi ancora completamente verdi, resistiti allo scoppio della nube tossica. Questo perché i terreni coltivati con il metodo biodinamico, erano stati in grado di riconoscere il livello tossico della sostanza che era nell’aria e di non nutrirsene.
Il lavoro che Emanuele e Denise hanno fatto alla Fattoria Cuore Verde è davvero ammirevole. Se avete possibilità di andarci vi consigliamo una gita da loro per capire fino in fondo, ascoltando le parole di Emanuele, che cosa è la biodinamica e vedere con i vostri occhi che è possibile vivere secondo questo stile di vita, sano, naturale e rispettoso dell’unico Pianeta che ci è stato concesso.
Passeggiare tra le loro erbe aromatiche, tra la lavanda di Grasse, è veramente un’esperienza per l’anima. L’odore della maggiorana di Emanuele è unico e tra le varie piantine scorgiamo anche quella di thé, la prima mai piantata in Casentino, una varietà usata dagli indiani d’America.
La strada per arrivare quassù è in salita, un salita come quella che hanno dovuto percorrere Emanuele e Denise, una via impervia che va percorsa con lentezza, cercando di far capire alla gente il vero significato di questo metodo agricolo, di questo stile di vita, con una calma che ormai si è persa e non fa più parte della nostro società.
Una strada in salita sì, ma che se percorsa con costanza, passione, e con il Cuore porterà sicuramente Emanuele e Denise a vedere il frutto del loro incredibile lavoro.

(tratto da CASENTINO2000 | n. 296 | Luglio 2018)

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