di Anselmo Fantoni – Facciamo una chiacchierata con un personaggio di Pratovecchio, Stefano Ceccherini, e parliamo di questo paese lungo le rive dell’Arno.
Pratovecchio è sempre stato diverso dagli altri paesi del Casentino, cosa ha influito nella sua originalità?
«Più che originale credo che abbia alcune particolarità: è un paese in cui molte famiglie vi transitano per alcune generazioni poi si trasferiscono; pochi cognomi ancora presenti hanno origini pratovecchine; una seconda caratteristica è stata una economia rurale, non dello stipendio fisso a fine mese, quindi “parsimoniosa” da Banca Popolare e Cassa Rurale. Dal punto di vista politico un’isola “bianca” con anime sia conservatrici che progressiste. Voglio ricordare sinteticamente per i giovani usi alla politica dei social con un cenno alla realtà politica locale negli “anni di piombo”: tre sezioni operative: DC, PCI, PSI; tutte le domeniche tre bacheche e tre volantini nei bar; distribuzione porta a porta dei quotidiani organo di partito l’Unità, l’Avanti, il Popolo e le Discussioni in piazza.
In estate festa dell’Amicizia, festa dell’Avanti e festa dell’Unità (mai come quella di Stia). Comizi in piazza Nova a rotazione; seggi elettorali con scrutatori, rappresentanti di lista (Camera), di Candidato (Senato), staffette, accompagnatori, fasce distintive al braccio, sedi di sezione con bandiere; sono stati tempi, anche per Pratovecchio, in cui si ricevevano i cori dell’Est Europa che partecipavano al Polifonico di Arezzo e che si esibivano nei vari comuni della provincia ed i coristi scendevano dai pullman accompagnati da agenti della STASI che prima dell’esibizione controllavano le chiusure delle finestre dei camerini del teatro Degli Antei (li ho accompagnati all’epoca come assessore alla cultura di Pratovecchio).
In uno dei primi anni (1981/1982) del gemellaggio Pratovecchio Uffenheim, ancora al tempo del muro di Berlino, qualcuno della nostra delegazione, una notte in automobile ha percorso dalla Germania libera il cordone autostradale tutto recintato ed illuminato dentro la DDR fino a Berlino Ovest e ritorno ad Uffenheim».
L’aspetto religioso ha avuto sempre molta importanza nella vita sociale e storica, fino alla costruzione del nuovo monastero delle Domenicane, che sia il sintomo di un nuovo rinascimento?
«La riterrei una religiosità “tradizionale”; il comune di Pratovecchio ha avuto molti seminaristi e non pochi sacerdoti e religiosi; millenario il monastero camaldolese di San Giovanni Evangelista, di nobili origini; secolare quello domenicano di Santa Maria della neve, nato per accogliere le figlie della “borgesia” locale; la casa madre a Casalino delle suore francescane di Santa Elisabetta. Pratovecchio è nato intorno ai monasteri, una sua rinascita passerà sicuramente da uno sviluppo anche di strutture religiose».
Anche in politica Pratovecchio è stato sempre un po’ contro corrente, tu eri contrario o favorevole alla fusione con Stia?
«Non sono stato contrario alla fusione con Stia; fui cooptato dal Comitato promotore nella fase più cruciale e partecipai dalla parte dei promotori; quando poi dal Comitato si passò alla fase elettorale per la prima amministrazione del Comune unico partecipai attivamente e mi ritrovai candidato nella lista che fu terza; ma questa è un’altra storia che meriterebbe di essere approfondita».
La cultura a Pratovecchio è sempre stata molto considerata. Il teatro degli Antei, la tenda della pace, il gemellaggio padre della Bierfest, fino ad arrivare a Pianoforte. Nulla accade per caso, come spieghi il substrato da cui nascono tali iniziative?
«Da un punto di vista culturale il paese e la comunità sono tradizionalmente legati a Firenze: se a Romena si falsificavano i fiorini d’oro con mastro Adamo, morto all’Ommorto e seppellito lì vicino, alla Macia; il borgo con la Podesteria pagava le tasse al quartiere di San Giovanni (i verdi del calcio in costume) e la cavalleria di Dante, prima della battaglia di Campaldino, dove noi si è vinto, era accampata fra il Cassero e Piano di Sala. Anche essere della diocesi di Fiesole è un ulteriore legame a Firenze; l’università più vicina era Firenze; anche il parlare è il meno aretino del Casentino.
L’Accademia degli Antei, con il suo teatro esclusivo; uno dei primi gemellaggi in Europa fra un Comune minato dai tedeschi ed uno i cui amministratori venivano a visitare i cimiteri di Montecassino e della Futa; la tenda della pace antesignana della Communitas e della Fondazione Giovanni Paolo II; Pratoveteri con Naturalmente pianoforte che sta producendo sensazioni ed emozioni inebrianti, da “effetto Stendal”. Ovviamente qualcosa c’è se un piccolo paese ai margini della Provincia di Arezzo raggiunge certi traguardi».
Le associazioni del paese, vivaci e poliedriche, sono lo specchio di una società operosa senza tanti fronzoli animata più dall’azione che dalla propaganda?
«Componenti secolari importanti per quel che resta di questa comunità sono state la Proloco (prima ancora la Società del Carnevale), i vigili del fuoco, la venerabile confraternita di Misericordia, la Filarmonica “Enea Brizzi”, la polisportiva; ENAL, ACLI, MCL, scout “Pratovecchio1”, caccia, pesca, tennis, filatelia, fotografia, Associazione Nazionale Carabinieri, Podesteria di Pratovecchio e luoghi annessi… tutto parla di un popolo vivace e operoso, sempre molto attento alle necessità dei più fragili.
Da non dimenticare la Parrocchia, la presenza dei monasteri femminili già citati, luoghi di spiritualità e di socialità, ma anche la presenza dell’Azienda Forestale Demaniale per l’Italia centrale».
Hai spesso ricoperto incarichi che ti hanno permesso di godere di un punto di osservazione particolare, come si è evoluto il paese negli ultimi decenni?
«Tralasciando l’esperienza prettamente politica, come amministratore ricordo la predilezione per le opere pubbliche piuttosto che per le manifestazioni: “prima il sasso (costruire, asfaltare) anche sotterrato (come un acquedotto) poi la manifestazione (Paolo Uccello, Bierfest) ciliegina sulla torta.
Da un punto di vista economico ci sono stati momenti di grande occupazione con un indotto in Casentino FALC (oggettistica), OLDSTYLE (vestire donna), la Servadio Rossi poi SIL e GIC (legname esotico, parquet, spugnificio) AUSONIA (carta) seconda in Europa, POLISTAMP, artigianato di maglieria ed industria orafa,…. Tutto nato a Pratovecchio.
Poi le crisi e fattori diversi hanno portato alla situazione attuale, luci e ombre, con realtà che sembrano in forte espansione, qualcuno che si sta riprendendo e qualcuno che soffre. Sono ottimista per natura, staremo a vedere».