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giovedì, 13 Febbraio 2025

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Adolescenza: la terra di Mordor

di Antonella Oddone – E cosi siamo arrivati nella terra di Mordor, il pianeta adolescenza, la terra dove si arenano anche i genitori più preparati: dov’è il bambino allegro e curioso innamorato di mamma e papà? È proprio lui, il nostro piccolino, quell’individuo con i brufoli e un po’goffo che si confonde nel gruppo di coetanei-replicanti, che ciondolano qua e là e sembrano fatti con lo stampino?

Ebbene sì, è arrivato il momento tanto temuto: è cresciuto e i genitori non sono più gli eroi, i modelli meravigliosi da ammirare a prescindere. Anzi, ora lui o lei vedono solo i nostri difetti e… quanti! Adesso il modello da seguire è quello del gruppo, lì si trova conforto, lì si fanno le prime esperienze da uomo o da donna, soprattutto è lì che si trasgredisce. Ma attenzione, le regole che sono state insegnate nei primi anni di vita sono ormai da anni interiorizzate e fanno parte della coscienza dei nostri figli.

A 14 anni è un po’difficile, quasi impossibile, dettare legge senza correre il rischio di provocare ribellioni pericolose. La voce della mamma o del babbo non sono più quelle dominanti, è il mondo esterno con le sue sirene incantatrici che prende il sopravvento, e dobbiamo sì augurarci che il gruppo di amici sia quello giusto, ma soprattutto che la coscienza morale che noi genitori abbiamo contribuito a formare sia forte e salda, in grado di resistere a esperienze pericolose.

I bambini, ricordiamoci, si identificano con i genitori, e, sforzandosi di assomigliare a loro, ne assumono i valori, gli atteggiamenti e i modelli di comportamento (il concetto di giusto e sbagliato). Il risultato di questo processo è l’acquisizione di un dispositivo di controllo interno che valuta e regola il comportamento. L’evoluzione della coscienza morale dipende in parte dallo sviluppo emotivo, ma l’impegno a rispettare norme e valori dipende anche dalla profondità di identificazione con i genitori e dalla possibilità di provare sensi di colpa se si violano questi valori.

Sono quindi fondamentali le regole, i paletti, che dobbiamo avere la forza di imporre per far crescere i nostri ragazzi forti e capaci di superare difficoltà e frustrazioni; e dobbiamo farlo quando sono piccoli, anzi piccolissimi, nel momento stesso in cui iniziano le crisi di indipendenza: sono i famosi “NO che aiutano a crescere”. Ricordando l’immagine orientale del fiume che scorre tra due argini, se le sponde sono alte ci sarà qualche stravaso, ma se non ci sono argini il fiume dilagherà senza speranza.

È fondamentale aver loro insegnato, fin da piccoli, il rispetto per gli altri e per l’ambiente in cui vivono. È fondamentale averli educati al controllo delle proprie emozioni ed è infine fondamentale non cadere nella trappola dell’iperprotezione: i figli devono imparare a risolvere in modo autonomo i propri problemi, ragazzi che sono stati iperprotetti fin da piccoli, mai lasciati liberi di prendere decisioni in autonomia, diventano individui passivi, privi di slancio e di sicurezza.

Dunque i ragazzi hanno il bisogno biologico di trasgredire: per diventare adulti e autonomi devono separarsi dai genitori e questa separazione è fatta a prezzo di piccole ribellioni ed è sempre e comunque dolorosa. Anche il conformarsi sempre al modello desiderato dai propri genitori è pericoloso: non li si lascia liberi di volare via e di vivere la vita che desiderano. Dopo queste belle parole rimane il problema: cosa fare per cercare almeno di capire i problemi e le difficoltà in cui si dibattono i nostri ragazzi, che insistono nello sbagliare da soli e rifiutano ogni tipo di consiglio soprattutto se proviene dai loro genitori?

Innanzitutto dovremmo avere la capacità di re-immedesimarci in ciò che eravamo noi stessi alla loro età: erano tutte rose e fiori? La dolce giovinezza è stata davvero un paradiso perduto? Io non vorrei mai rivivere i miei sedici-venti anni. Tutti i ragazzi, appena un po’ cresciuti, dimenticano in fretta gli adolescenti che sono stati. In fondo adulto è il participio passato di adolescens: i nostri ragazzi non cresceranno adulterati se saremo capaci di dare regole autorevoli e non autoritarie, se avremo forza e pazienza per ascoltarli, dando consigli solo se richiesti, senza scandalizzarci per le loro inevitabili trasgressioni, rimanendo fermi nei principi ma sempre pronti all’abbraccio come quando erano piccoli e indifesi.

Noi genitori con i nostri difetti e le nostre virtù ormai siamo dentro di loro e lì vivremo per sempre sperando che un giorno riusciranno a capirci e anche a perdonarci, per quello che non abbiamo fatto e per quello che abbiamo fatto troppo.

DOTT.SSA ANTONELLA ODDONE Medico pediatra

 

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