di Elisa Fioriti – Al maneggio sopra Farneta, nell’area verde che l’associazione sportiva dilettantistica “Oltre l’ostacolo” gestisce da un paio d’anni, portando avanti la sua attività d’inclusione sociale, c’è un’atmosfera particolare, coinvolgente: quel senso di calore, di “casa”, a contatto con amici, natura, animali. Ed è in quest’apertura all’altro che emergono a viva forza le potenzialità della riabilitazione equestre, nel fisico e nello spirito: perché, scrive Peter Brown, “Cavalcare trasforma vorrei in posso”. Ce ne parleranno, in un’intervista corale, Gino Ceccarelli, Marinella Gambineri, Daniela Nocentini, Simonetta Rossi, ognuno dalla sua prospettiva di figura tecnica dell’associazione e in rappresentanza dell’ampio gruppo di volontari e collaboratori guidato dalla presidente Donatella Cenni, che con il proprio contributo permettono concretamente di andare oltre l’ostacolo.
Dal nulla qua attorno avete creato uno spazio d’accoglienza, sfida non facile: la ritenete vinta o su dei fronti resta ancora da vincere?
Nocentini: «Siamo soddisfatti e orgogliosi dei risultati che abbiamo saputo ottenere, un lavoro di squadra: volontari e famiglie, insieme. A tutti vanno i ringraziamenti, per il tempo, le energie, le risorse che, con passione sincera, disinteressata, vengono dedicate ai progetti e alle iniziative promosse dall’associazione, realizzabili non senza l’appoggio di privati e imprese del Casentino, che continuano a sostenerci (non solo) economicamente con varie donazioni, mostrando profonda sensibilità».
Ceccarelli: «A Farneta l’ASD “Oltre l’ostacolo” opera in sinergia con l’associazione di familiari “Come una farfalla”, a cui la Curia ha donato questi terreni, dove sorgeranno, fra l’altro, appartamenti destinati a giovani e adulti con problematiche di diverse tipologie, per garantire loro benessere e un futuro sereno, in linea col progetto europeo “Dopo di noi”. Comunque, per quanto le necessità di un maneggio richiedano spazi con date caratteristiche, posti un po’ fuori dal centro abitato, noi ci adoperiamo a colmare le distanze fisiche, avvicinandoci alla comunità nel suo complesso, creando momenti di dialogo, d’incontro, proponendo e incoraggiando attività ed eventi che coinvolgano e includano le persone».
Gambineri: «Ecco il significato vero di spazio aperto: un ambiente facilitatore centrato sulle persone, libero da barriere architettoniche e libero, analogamente, da tabù e pregiudizi, che limitano la vita sociale, le sono d’impedimento, d’intralcio, più di un muro o di ostacolo materiale, pur restando a oggi faticosi da sradicare».
Come si svolge l’attività al maneggio?
Nocentini: «L’associazione organizza corsi di equitazione, con lezioni distribuibili nell’arco della settimana in accordo con il nostro istruttore Gino, per adulti e ragazzi più e meno grandi…».
Ceccarelli: «L’ideale sarebbe dai sei anni in su, considerando la conformazione dell’anca e la divaricazione delle gambe».
Nocentini: «Ciò in aggiunta, e parziale sostegno, giacché siamo una ONLUS senza scopi di lucro, all’attività d’ippoterapia per persone con disabilità, sia coloro che frequentano i centri diurni del Casentino sia famiglie e soggetti privati».
Gambineri: «Solitamente pratichiamo ippoterapia lunedì e martedì, pianificando turni di volontari secondo le disponibilità: è un incastro di orari e impegni tra casa e lavoro! In base alla patologia, infatti, per svolgere in sicurezza e correttamente un esercizio terapeutico, abilitativo e riabilitativo col cavallo (influisce la mole, imponente), occorrono minimo tre operatori: due di lato, uno a guidare l’animale, e magari un quarto al centro del recinto a indicare le fasi dell’esercizio. Io, terapista occupazionale, in qualità di tecnico della riabilitazione, intervengo, oltre che per progetti specifici, all’arrivo di una nuova persona, per accoglierla ed elaborarle un appropriato percorso; saranno poi, in genere, Daniela, che ha svolto il corso per diventare operatore di riabilitazione equestre, Simonetta, che ha il brevetto tecnico di equitazione, alternandosi con gli altri volontari che possono avvalersi di competenze ed esperienze personali, a effettuare l’attività d’ippoterapia con Gino. Quando si presenta il bisogno di un supporto psicologico, ci rivolgiamo alla dott.ssa Roberta Patrocchi. Mentre ulteriori volontari si occupano della burocrazia e del settore amministrativo».
Rossi: «Sì, le nostre competenze sono complementari: interagiamo e ci integriamo vicendevolmente, insieme ci compensiamo, partecipando al miglioramento dei servizi offerti dall’associazione».
Partecipazione che tocca pure i vostri cavalli?
Nocentini: «Certo, sono parte integrante della squadra di “Oltre l’ostacolo”: appositamente addestrati e ricondizionati al loro impiego in attività d’ippoterapia, a contatto stretto, e intimo, con bambini e adulti. I nostri cavalli ne avvertono proprio le emozioni, le distinguono, riconoscendo paure e difficoltà e reagendo opportunamente. Ad esempio, sentono che è il momento di aspettare, fermi immobili, qualora il cavaliere non sia saldo in sella, perché o mal posizionato o lievemente scivolato. Oppure hanno imparato che la pallina usata negli esercizi di tiro al canestro non costituisce pericolo, e non ne hanno timore quando viene lanciata, o quando capita che gli finisca addosso, fra le zampe».
Gambineri: «I cavalli sono inoltre desensibilizzati, con costante allenamento, a movenze convulse e scatti, gesti improvvisi legati a patologie come la tetraparesi spastica o i disordini del movimento, quali distonie, stereotipie motorie…».
Impeccabili e fedeli collaboratori!
Ceccarelli: «Si chiamano Lorino, che di razza è un tolfetano, e Tolomeo, lipizzano, a cui va ad aggiungersi il mio anglo-arabo, Confetto, con me da quando era un puledro e adesso a disposizione dell’associazione. Lorino e Tolomeo, invece, ci sono stati donati: subito ce ne siamo presi cura, mettendoli in condizione di vivere dignitosamente, rieducandoli. Nuova vita e nuovo scopo di vita: una rinascita la loro! E benché con un giusto ricondizionamento, tramite un percorso graduale e beneaccetto con l’animale, che a metodi coercitivi non sottostarebbe, potremmo avviare qualsiasi cavallo, anche i purosangue, all’ippoterapia, i nostri vi erano predisposti, per indole e carattere: sono tutt’e tre cavalli di una certa età, quindi esperti e molto affidabili, docili e mansueti. In più avendo ciascuno una differente andatura, si adattano al maggior numero di esigenze: c’è chi deve essere stimolato con un cavallo dal passo veloce ed energico, ma c’è chi ha bisogno di un cavallo pacato, mite, dal passo lento».
Gambineri: «Un autistico, per dire, nel cui caso l’ippoterapia si rivela particolarmente funzionale, andrà a relazionarsi con un cavallo rassicurante, che induca l’empatia».
Nocentini: «Come Lorino! Mentre Tolomeo, con le sue partenze calme e le movenze non scattanti, si sta dimostrando un collaboratore ideale con una giovane ipovedente, facilitandola nel trovare e, all’occorrenza, recuperare l’equilibrio, per compiere gli esercizi».
Gambineri: «Numerose persone che partecipano alle attività d’ippoterapia soffrono di crisi epilettiche, non c’è controindicazione. È vero che stare a contatto e montare il cavallo scatena l’emotività, ma è un’emozione dai risvolti benefici: il cavallo, col calore del corpo, il battito del cuore, il respiro ritmato, genera un effetto calmante e rilassante, trasmette serenità».
Recentemente avete realizzato progetti speciali?
Nocentini: «Dal 7 maggio al 5 giugno (alcune lezioni posticipate per maltempo) il maneggio ha abbracciato un importante progetto d’ippoterapia, finanziato interamente dall’AGAPH con i proventi del 5 per mille, e aperto, merito che va riconosciuto all’associazione che da trent’anni opera in Casentino, a tutti gli ospiti dei centri diurni, non solo ai suoi iscritti!»
Gambineri: «Lavoriamo dall’anno scorso alla concezione e alla strutturazione del progetto, passato, dopo l’approvazione di AGAPH, al vaglio dell’Unione dei Comuni: in totale hanno partecipato 18 persone dal centro di Rassina Tangram e 10 da Il Pesciolino Rosso di Pratovecchio».
Nocentini: «Abbiamo optato per un percorso meno tradizionale: prima di dividerci in sottogruppi di lavoro secondo abilità e capacità di relazione dei partecipanti, abbiamo fatto incontri globali, riuniti per conoscersi, prendere dimestichezza sia con l’ambiente e le sue regole sia con i cavalli, scoprendone in modo giocoso abitudini e comportamenti così da saperci interagire».
Ceccarelli: «Ci sono riusciti tutti i partecipanti: preparavano e sellavano i cavalli, davano loro da mangiare, li pulivano, li spazzolavano, creando qualche bella treccia su coda e criniera… Coinvolta pure una ragazza in carrozzina: trainata da Confetto, afferrandosi a lunghe redini. Insomma, una serie articolata di esercizi divertenti, efficacissimi sul piano psicomotorio nonché ad acquisire sicurezza e autostima».
Rossi: «Entusiasmo alle stelle quando ci ha raggiunto Silvano Vagnoli, che ha fatto fare giri all’aperto sulla sua carrozza trainata da Faruck!».
Nocentini: «Ma i finanziamenti di AGAPH non si sono esauriti in questo speciale progetto! In accordo, investiremo i restanti nell’operato dell’associazione: l’acquisto di una sella predisposta specificatamente per l’ippoterapia, priva di elementi d’ostacolo alla salita e alla discesa a cavallo e dotata di maniglia estraibile; la realizzazione della Club House, una casetta in legno dove ritrovarsi, non solo per riunioni, ma per fare aggregazione… una cena, una festicciola… insieme, tutti: tutti coloro che abbiano desiderio e piacere di vincere ogni ostacolo!».
(tratto da CASENTINO2000 | n. 296 | Luglio 2018)