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martedì, 19 Marzo 2024

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Stia: infiorata tra passato e presente

di Lara Vannini – I fiori sono un simbolo divino. Se cercassimo il significato dei nomi di molte specie floreali, ci accorgeremmo di come esista un rimando continuo a Dio, alla bellezza, alle virtù. La Rosa ad esempio, è il fiore per eccellenza che si identifica con Maria, madre di Gesù; il Garofano è detto “fiore degli Dei”; l’Iris è soprannominato “giaggiolo di S. Antonio” e il Ranuncolo esprime l’amore di Gesù per la Madonna ovvero del figlio per la madre. Non a caso il Ranuncolo è anche il fiore prescelto da regalare per la festa della Mamma.

È così evidente che le infiorate allestite in occasione del Corpus Domini (oggi a Stia) si manifestino grazie ad un tripudio di fiori colorati, tappeti naturali che come immagini paradisiache ci accompagnano in questa festa religiosa. Il Corpus Domini, ovvero la festa che celebra il Santissimo Corpo e Sangue di Cristo, è una solennità che viene celebrata il giovedì successivo alla domenica dedicata alla festa della Santissima Trinità. Cade, quindi, nella seconda settimana dopo la Pentecoste. Il momento più importante di questa festa è rappresentato dalla processione in cui viene portato in adorazione il corpo di Cristo tramite l’ostia consacrata.

In occasione di queste celebrazioni, in molte zone di Italia tra cui il Casentino, vengono allestite le cosiddette “infiorate”, ovvero strade e piazze diventano per un giorno bellissimi tappeti di fiori, con immagini geometriche e icone religiose. I fiori quindi sono un dono e un simbolo del divino e sanciscono ovviamente l’arrivo della bella stagione e della rinascita che per i nostri avi contadini era sicuramente un importante momento da festeggiare.
Per comprendere l’importanza e l’impegno che necessita l’allestimento di un’infiorata, abbiamo parlato con Roberto Bartolucci, Presidente del Carnevale di Stia, e con Donatella Fani, Presidente del Rione Antico, entrambi attivi organizzatori dell’evento.

Donatella da quanto tempo si celebra l’Infiorata di Stia?
«Dai racconti dei miei predecessori, sicuramente questa manifestazione in occasione del Corpus Domini, avveniva già ai primi del ‘900. Devo subito sottolineare il fatto che gli allestimenti sono molto impegnativi e necessitano sia di tempo che di persone. Per questo è un lavoro corale che porta ogni anno molti volontari a dare il proprio contributo a titolo gratuito, sia da parte di chi fornisce il materiale, sia di chi lo organizza. A Stia, questo “fare comunità”, è sempre esistito ed è sicuramente frutto di valori condivisi, l’appartenenza allo stesso territorio e da una sentita fede religiosa».

Quali erano i fiori utilizzati?
«Ricordo soprattutto il dopoguerra perché è un periodo che ho vissuto. Un tempo venivano usati i fiori portati dalle famiglie o quelli spontanei, colti nei boschi come: il Maggiociondolo, il Ranuncolo, i fiori di Malva, la rosa selvatica, il glicine, la campanula, i fiori di acacia e la ginestra. In realtà non veniva usato il fiore per intero ma i suoi petali. Era quindi un lavoro certosino già dalla preparazione dei fiori e la suddivisione dei petali in colori. Oggi per legge non è più possibile cogliere i fiori dal bosco e quindi il petalo è stato sostituito da segatura colorata con vernici lavabili, un materiale molto duttile e con grande resa. I giorni precedenti il Corpus Domini che cadeva di giovedì, strade e piazze venivano pulite e ordinate, si realizzava la manutenzione del verde e ogni famiglia si organizzava per rendere lo spazio antistante alla casa il più grazioso possibile, in attesa della processione. Un tempo il giovedì del Corpus Domini era festa grande, gli adulti non lavoravano e le scuole erano chiuse. Era consuetudine vestirsi con l’abito più bello. Alle finestre venivano esposte le coperte più scenografiche come quelle all’uncinetto, oggi sostituite dagli arazzi dei vari Rioni. Ieri come oggi tutto partiva dalla Chiesa e dal Parroco, era lui che provvedeva a convocare i Rioni e tutto il gruppo dei volontari».

Ci parli dell’organizzazione…
«I “mastri fiorai” di ogni rione dovevano pensare al disegno e a come esso doveva essere modulato in base agli spazi urbani. I disegni classici erano icone religiose, greche, forme geometriche che spesso incorniciavano o chiudevano un motivo. Era prevista una fase di progettazione e una di realizzazione come del resto avviene nella contemporaneità. Per quanto riguarda la processione si conclude ancora oggi in Piazza Tanucci, il cuore della manifestazione, qui viene preparato un altare, ed il Parroco benedice i presenti. La processione è a tutt’oggi accompagnata dalla musica della Banda e oltre ai paesani ci sono autorità civili e militari, le Associazioni di volontariato, i bambini della Prima Comunione e gli Angiolini, i piccolissimi che il 20 maggio hanno partecipato alla festa del Santuario di Maria».

Roberto, ci racconta come si è trasformata l’Infiorata nel tempo…
«Come è stato già detto i petali dei fiori sono stati sostituiti da segatura colorata, questo per la tutela delle specie vegetali. Unica eccezione è concessa per piazza Tanucci dove vengono ancora usati i fiori insieme alla farina, la polvere del caffè, le foglie verdi e la segatura soltanto bagnata senza colori. Nonostante ciò la resa è rimasta la stessa e le composizioni ogni anno sono molto affascinanti. L’organizzazione è rimasta piuttosto fedele al passato, la manifestazione si avvale dell’opera gratuita di molti volontari e dei materiali forniti gratuitamente dalle aziende: La Sorgente della famiglia Magni per le vernici, la segheria Bresciani per la segatura, oltre agli operai del comune e ai tanti volontari. Nella fase preliminare di preparazione raccogliamo la segatura di Abete bianco, un tipo di legno che assorbe bene il colore, le vernici lavabili per colorarla e numerosi sacchi di plastica dove verrà stoccata la segatura colorata. Raccolti tutti i materiali, i volontari si riuniscono in un capannone e iniziano a colorare la segatura servendosi di betoniere. La quantità delle varie componenti è sapientemente miscelata dai volontari grazie all’esperienza, un lavoro per niente scontato. Per fare tutto questo occorrono diversi giorni, più di 200 sacchi di segatura e tanta esperienza. Quando i sacchi sono pronti, vengono messi da parte in attesa di essere portati ai vari rioni per comporre i disegni. La domenica del Corpus Domini generalmente sono chiuse le strade interessate all’Infiorata, e alcuni addetti del Comune provvedono a portare rione per rione i sacchi con la segatura colorata richiesta. Dalla consegna in poi, i disegnatori ed i volontari che aiutano a riempire le sagome con la segatura, iniziano un lavoro di squadra, intenso e certosino perché entro il pomeriggio tutto dovrà essere pronto per la Processione. Come già detto oggi i petali di fiori vengono usati solo per piccoli disegni e in luoghi prestabiliti, un modo per rendere ancora più sacro e speciale un evento che racconta la storia del nostro paese e dell’intera vallata».

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