di Ilaria Borgnoli – Disagi vecchi e nuovi sul treno del Casentino: aumenti di biglietti e abbonamenti, assurdi orari per coincidenze impossibili, biglietterie inutilizzabili, costanti ritardi. Ci occupiamo nuovamente del treno del Casentino nella speranza che mantenendo alta l’attenzione sui disagi che ogni giorno sono costretti a subire i pendolari e dando sostegno e voce alla loro protesta si possa prima o poi assistere a qualche intervento concreto da parte delle istituzioni competenti.
Infatti le persone che giornalmente dal Casentino si trovano a viaggiare percorrendo la tratta Pratovecchio/Stia-Arezzo hanno impugnato carta e penna per mettere nero su bianco il loro malcontento (lettera pubblicata nel n. 230 di “CASENTINO2000” e sul nostro sito web e inviata oltre che ai giornali ai vari soggetti coinvolti) ricordando quali siano i principali problemi sui treni più datati: seggiolini scomodi, sporchi e maleodoranti (di legno rivestiti soltanto con stoffa), bagni inavvicinabili, aria condizionata assente nei mesi più caldi e riscaldamento non sempre funzionante in inverno, cestini portarifiuti mancanti, porte che a volte non si aprono facendo perdere le fermate, finestrini che si aprono e chiudono a fatica e che addirittura in alcuni casi rimangono bloccati aperti costringendo le persone a farsi il viaggio alle 6.30 del mattino con l’area fredda che soffia dritta dritta in faccia a meno di non legarli con la tenda parasole, “intemperie” in treno (a volte ci piove e si deve tener aperto l’ombrello!), carrozze che negli ultimi mesi hanno già preso fuoco due volte e l’elenco potrebbe proseguire…
Come se non bastasse a tutto ciò si aggiungono altre questioni che di recente hanno contribuito a portare i pendolari alla vera e propria esasperazione: i continui aumenti dei costi dei biglietti e degli abbonamenti, la revisione degli orari applicata a partire da dicembre 2012, gli orari assurdi delle biglietterie ed i ritardi praticamente cronici dei treni. Ma analizziamoli meglio uno ad uno.
Per quanto riguarda gli aumenti si tratta di rincari costanti a cui da tempo si assiste impotenti. Negli ultimi due anni hanno poi subito una vera impennata e il costo, come ci hanno confermato i viaggiatori, ha avuto una maggiorazione del 20%, a cui va aggiunto un ulteriore 20% per chi non dispone delle detrazioni di cui ai limiti ISEE.
La lettera di protesta dei pendolari è stata inviata oltre che alle principali riviste e quotidiani della zona a: Vincenzo Ceccarelli (esponente PD presidente della Sesta Commissione nell’ambito del consiglio regionale della Toscana), alla Tiemme, all’assessore regionale ai trasporti Luca Ceccobao e alla ASL. Tra questi c’è chi proprio non ha fornito alcuna risposta (ma ci auguriamo che ancora si possa ravvedere!) e chi, come Vincenzo Ceccarelli e la Tiemme (che per chi non lo sapesse è il soggetto chiamato a gestire i servizi di trasporto pubblico locale nelle province di Arezzo, Grosseto e Siena) l’ha fatto. Ceccarelli ha confermato la sua disponibilità «nel cercare di affrontare ed esaminare in maniera più approfondita e possibilmente risolutiva la situazione dei pendolari del Casentino», ma per il momento all’atto pratico ha cercato solo di reperire informazioni da L.F.I.
Diversa è stata la posizione della Tiemme che, ad esempio, proprio in merito alla questione dei rincari ha tenuto a sottolineare «come il Servizio Offerto, pur se certamente migliorabile, e questo lo faremo già dai prossimi giorni mettendo in servizio il nuovo treno a doppio piano “Vivalto”, veda invariato il cosiddetto “livello di servizio” offerto sia in termini di treni-Km che posti-Km, caso più unico che raro a livello nazione, dove si assiste ad un calo inesorabile degli stessi dovuti alle sempre minori risorse disponibili». Da queste parole si potrebbe evincere che il problema non sussiste e che al contrario i viaggiatori casentinesi si debbano quasi ritenere fortunati in quanto il servizio offerto loro sarebbe una sorta di “eccellenza” a livello nazionale perché è rimasto invariato anziché peggiorare nonostante i costi lievitino ovunque.
Chiariamoci, forse i pendolari avrebbero potuto non protestare se il servizio offerto fosse stato un buon servizio e non avesse subito modifiche, ma data l’esistenza degli innegabili problemi sopracitati tutti capiscono che si tratti di un servizio piuttosto mediocre per il quale rimane difficile tollerare anche un aumento dei costi. Inoltre nel mondo “normale”, almeno un tempo, quando i cittadini pagavano di più era perché i loro soldi venissero reinvestiti nei servizi di cui usufruivano, oggi, nel mondo al contrario (in cui però non ci vogliamo rassegnare a vivere!), si paga di più però il servizio offerto rimane lo stesso oppure addirittura subisce ulteriori peggioramenti rispetto a come già era.
Ma i pendolari (che a breve si uniranno costituendo un comitato) non ci stanno e fanno giustamente notare come abbia rappresentato per loro un disagio aggiuntivo la revisione degli orari, in quanto anticipa numerose partenze da Pratovecchio-Stia (come ad esempio nel caso delle corse numero: 1153, 1155, 1157, 159, 1161, 167) per poi vedere quasi invariato l’orario di arrivo. Infatti numerose corse sono state anticipate di un tempo che varia dai 5 ai 10 minuti per guadagnarne in alcuni casi nessuno ed in altri un tempo che varia tra i 2 ed i 5 minuti. La percezione dei pendolari è stata quindi che questa operazione sia servita solamente ad ufficializzare i ritardi in quanto i tempi di percorrenza sono stati ulteriormente allungati (anche un’ora e 10 per percorrere solo 45 km!) per guadagnare, e non sempre, una manciata di minuti.
La Tiemme dal canto suo giustifica tutto ciò attribuendo la causa della revisione degli orari oltre che ai rallentamenti lungo la linea per problemi all’infrastruttura al fatto che anticipare la partenza permetterebbe ai viaggiatori di prendere le coincidenze dei treni Trenitalia che da Arezzo raggiungono Firenze e Roma adducendo come esempio l’Eurostar per Roma delle 7.25. I pendolari però replicano facendo notare che questo treno non sarebbe alla portata di chi è sul treno 1155 in partenza da Stia alle 6.15 (e teoricamente alla stazione di Arezzo alle 7.20) e lo stesso treno non garantirebbe nemmeno di prendere la coincidenza delle 7.45 per Firenze. Se così è perché vessare studenti e lavoratori allungando ulteriormente il tempo di percorrenza? Partire prima per poi, come si legge nella lettera, rimanere fermi alle stazioni ad attendere le coincidenze.
Ma passiamo al tema degli orari delle biglietterie. Già un nostro lettore aveva protestato (n. 228 di “CASENTINO2000”) in merito all’orario della biglietteria di Stia sempre chiusa quando lui, viaggiatore occasionale, prende il treno per Arezzo. Ma oltre al danno anche la beffa. Non solo non si può acquistare il titolo di viaggio alla biglietteria “tradizionale”, ma anche la macchinetta automatica a Stia risultava guasta, per cui se il malcapitato non intende rimanere a piedi, in questi casi l’unica soluzione è fare il biglietto in treno pagando una sovrattassa di 2 euro, come se già non bastassero i classici rincari di cui abbiamo parlato!
Approfondendo la questione con i pendolari questo episodio non sarebbe un’eccezione alla regola (che ci si aspetterebbe essere: biglietterie aperte in linea con l’esigenze dei viaggiatori e macchinette funzionanti, ma soprattutto funzionali al servizio di “supplenza” che sono atte a svolgere). Andando a vedere nelle altre stazioni casentinesi infatti le biglietterie non sempre sono presenti, e quando lo sono hanno orari assurdi (spesso 6.00-9.00 del mattino), quelle automatiche invece quando funzionano sono usufruibili solo da chi conosce la tariffa precisa per la tratta che deve percorrere e dispone della relativa somma. E chi non ce l’ha? Stessa storia, biglietto a bordo e supplemento di 2 euro. Quindi forse non era malizioso il nostro lettore a credere che «il servizio ferroviario voglia incassare più possibile».
Ultima questione ma non certamente in ordine di importanza: i ritardi cronici del treno. Si potrebbe pensare che questi siano attribuibili solo ai treni più datati e che invece almeno quelli più recenti come l’Elfo ne siano estranei. Invece no, i pendolari dichiarano che il non rispettare l’orario di arrivo è pressoché una costante ormai da cui non sono esenti né i vecchi né i nuovi treni. La loro testimonianza trova conferma anche in una mia recente esperienza personale durante una corsa sull’Elfo: treno che si ferma in posti non ben definiti, luci che si spengono (quando fuori è ormai buio) per svariati minuti, treno che riparte a singhiozzi e poi si riferma e così via. Risultato? Non si giunge in tempo a destinazione.
E quello che più mi ha colpito è che per me (che da pendolare sono tornata ad essere viaggiatrice occasionale) era una situazione anomala (circostanze di quel tipo avevo cercato di dimenticarle!) mentre nessun segno di sorpresa si leggeva sulle facce degli attuali viaggiatori abituali che contattavano casa, essendo una corsa di ritorno, informando amici e familiari che «come al solito» il treno non sarebbe arrivato all’orario previsto. Peggio è se il treno non arriva in orario nella tratta verso Arezzo. Per chi un ritardo è così grave?
Per il viaggiatore che perde la coincidenza per raggiungere un’altra destinazione, per lo studente universitario che per mesi ha preparato un esame a cui non arriverà in tempo, per il lavoratore che si trova a giustificarsi di fronte al proprio datore di lavoro (magari rischiando anche il posto) per una cosa di cui non ha alcuna responsabilità o ancora per l’anziano che a lungo ha aspettato di fare una visita al San Donato e che forse dovrà tornare un’altra volta aspettando ancora. È mettendosi nei panni di queste persone che si comprende quanto sia necessario affrontare le problematiche descritte che sono innegabili e che si ripercuotono soprattutto sui pendolari (ma non solo!) da anni.
Questi ultimi tengono a precisare che il personale viaggiante non è compreso nelle loro rimostranze, ma anzi rappresenta l’unica nota positiva in tutta questa vicenda. Dal canto nostro come giornale ci impegniamo a sostenere e a dar voce a questa protesta nell’attesa ch, chi di dovere, intervenga quanto prima e questa volta in modo concreto per risolvere realmente i disagi noti a tutti e che non possono più essere ignorati.
Di recente Antonio Gambetta Vianna (Più Toscana) ha portato la protesta fino in Regione attaccando l’assessore dei trasporti Ceccobao, invitandolo «a farsi un giro alle 6 del mattino in una carrozza della tratta Stia-Arezzo, magari davanti a un finestrino bloccato dopo aver aspettato mezz’ora un treno che di arrivare non ne vuole sapere» e di recente si è impegnato con i pendolari garantendo di aver presentato sull’argomento un’interrogazione. Adesso però sia i pendolari che tutti i casentinesi si aspettano di più: che dalle parole si passi ai fatti!
(da CASENTINO2000 – nr. 231, febbraio 2013)
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